ORIZZONTALITA’ E VERTICALITA’

Scritto da Dario Urzi il 31 mar., 2011, su GOOD LIFE LAB, Terapia dello Stress

L’orizzonte appare, dinanzi al nostro sguardo, come una linea lontana e sottile.

Dopo il punto su di uno sfondo della Gestalt la linea dell’orizzonte è la più semplice dimensione dello spazio, quella della pura orizzontalità.

Ma si tratta di una visione parziale che non abbraccia in modo sufficientemente ampio il panorama (da “pan”, tutto, e da “orao”, vedere), la visione del tutto.

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E’ solo nella verticalità che l’orizzonte svela il suo senso e la sua essenza.

L’orizzonte, nella visione panoramica della verticalità, acquista un’altra dimensione, una dimensione animica in cui ci appare come quella linea che separa ciò che sta sotto, la terra, da ciò che sta sopra, il cielo.

Ma esiste una dimensione ancor più ampia della verticalità, quella dello spirito (”pneuma”) che, come diceva Platone, si spinge più ben “in alto” di quella dell’anima (”psyche”).

Nella dimensione suprema della verticalità, ovvero nella sua dimensione spirituale, l’orizzonte ci appare, magicamente, non già come la linea che separa la terra dal cielo ma come la linea in cui la terra ed il cielo si uniscono.

Solo nella dimensione suprema della verticalità l’essere umano può sentirsi in effettiva e totale connessione con il “Tutto”, allo stesso modo delle piante che, facendo da ponte tra il sopra ed il sotto, più affondano le loro radici nella terra più espandono la loro chioma verso il cielo.

Ma, a differenza delle piante, gli esseri umani possono esistere anche in quella particolare dimensione dello spirito che consente loro di giungere alla consapevolezza della comune origine di tutte le cose.

Lo diceva a chiare lettere e con indubitabile certezza Eraclito, il filosofo del “panta rei”, già sei secoli prima della nascita di Cristo: “ek pànton en, ex enòs panta”, “da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose”.

Siamo ben oltre lo spazio geografico della terra, ben oltre lo spazio cosmologico del cielo, ben oltre il tempo cronologico della storia, ben oltre il “kronos” del tempo che invecchia.

Siamo nella dimensione della sincronicità che non riguarda affatto, come comunemente si crede, il semplice accadere di cose diverse in uno stesso momento, ma la più intima e indissolubile interconnessione di tutte le cose che si manifesta sempre e comunque solo nel tempo presente.

La dimensione della sincronicità è la dimensione del Tutto, quella appunto della comune origine di tutte le cose e della loro più intima interconnessione, la dimensione suprema di ogni tempo e di ogni spazio, la dimensione dell’eterno presente al di là di ogni tempo e di ogni spazio.

Interconnettiamoci allora, con gli occhi chiusi ma il cuore ben aperto, guardando l’orizzonte, quella linea sottile in cui, sia dentro che fuori di noi, si uniscono la terra ed il cielo.

Interconnettiamoci nel pieno della consapevolezza del nostro essere “verticalità spirituale” abbracciando nella sua totalità quella dimensione dell’eterno presente ove sempre si manifesta, ben oltre ogni nostra intenzione e capacità di immaginazione, l’onnipotenza del possibile e la magia del tutto.

Interconnettiamoci attraverso la sincronicità del nostro respiro che tutto accoglie e tutto trasforma, alchemicamente, in quell’energia positiva che ovunque diffonde e che porta con sé, mentre espiriamo, il profumo della nostra essenza e la luce del nostro diamante interiore.

Interconnettiamoci lasciando che il suono della nostra voce si unisca a quello di ogni altra attraverso le parole della preghiera di Masaru Emoto per l’acqua della centrale nucleare di Fukushima.

In questo panorama quello che emergerà sarà tutto da scoprire.

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