Archive for febbraio, 2010

Quell’oscuro oggetto del desiderio

Scritto da Dario Urzi il 24 feb, 2010, su Terapia dello Stress

Il desiderio, il nostro autentico desiderare, è un immenso spazio di silenzio e di quiete, con un proprio cuore e una propria anima, mentre ciò che affolla la nostra mente rendendoci così spesso inquieti, insaziabili e rabbiosi è solo l’affollarsi ed il pullulare delle nostre piccole e grandi voglie quotidiane.

Ognuno di noi sa bene che tutte le volte che realizziamo un desiderio la nostra gioia e la nostra soddisfazione presto svaniscono. Nasce subito un altro desiderio, e poi un altro ed un altro ancora. E più abbiamo più vogliamo avere, perché non c’è mai né felicità né nulla che ci possa bastare, nella ricerca di noi stessi al di fuori di noi.

dsc_1381-copia Il desiderio, nella sua forma originaria, corrisponde essenzialmente a ciò che l’etimologia della parola così chiaramente ci indica: sentire la mancanza delle stelle (ove il “dé” privativo indica “sentire la mancanza di” e “sidera” indica invece le costellazioni e le stelle).

Ma se desiderare significa sentire la mancanza delle stelle, e le stelle, si sa, non si possono né toccare, né raggiungere, né tantomeno possedere, qual è allora il senso dell’umano desiderare? (continua la lettura…)

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L’importanza del nostro albero genealogico

Scritto da Dario Urzi il 21 feb, 2010, su Senza categoria

 Ogni giorno noi usiamo forze immense come i dormienti. Ciò che noi facciamo e pensiamo è colmo dell’essere dei padri e degli avi. (Walter Benjamin)

L'immenso albero della nostra genealogia

L'immenso albero della nostra genealogia

E’ del tutto logico pensare che la maggior parte delle difficoltà che incontriamo nella nostra vita sin dal primo giorno in cui veniamo al mondo siano ostacoli che compaiono accidentalmente, per sfortuna o per destino, un casuale intralcio o un improvviso sbarramento lungo il cammino della nostra esistenza. E se così non fosse?

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OLTRE IL GIARDINO: serate in movimento per ascoltare il corpo, svuotare la mente e liberare l’anima

Scritto da Dario Urzi il 04 feb, 2010, su Corsi e Percorsi

Continuano le serate del martedì di OLTRE IL GIARDINO per esplorare insieme e condividere nel profondo di noi stessi quel magico spazio che si apre quando ci si ritrova per vedere ed accogliere tutto ciò che la vita ci sta offrendo.

Un benvenuto dal cuore a chi vorrà essere presente, qualcuno per la prima volta, qualcuno ancora una volta, alla prossima serata che  si svolgerà Martedi 30 Marzo 2010, dalle 20,45 alle 23,00, a Brendola (ad 1 km dall’uscita autostradale di Montecchio Maggiore in direzione di Lonigo). 

Nell’incontro del 02 Febbraio abbiamo celebrato insieme l’antico RITO DELLA CANDELORA, che nella cultura celtica veniva chiamata FESTA DI IMBOLC (Imbolc significa “nel grembo, nel ventre della madre”) ed era dedicata alla dea Brigit, protettrice delle donne che stavano per partorire, dei poeti e dei guaritori. A chi si unirà a noi nei prosimi incontri saranno donati un frammento della cera della candela di Brigit ed un pezzo del nastro bianco di Brigit, un potente talismano che, nel corso della lunga notte di Imbolc, la dea generosamente impregna della sua energia di luce e di risveglio e che ciascuno di noi può usare con consapevolezza, giusta misura e gratitudine nei momenti di maggior difficoltà.

Per informazioni telefonate al  3486712914  o scrivete a:  equilibrioepostura@alice.it

OLTRE IL GIARDINO

OLTRE IL GIARDINO

Il giardino è quello della nostra infanzia, dove siamo venuti al mondo e dove sono nati e cresciuti i nostri affetti, le nostre esperienze emotive, i nostri desideri e le nostre certezze. Quel giardino era tutta la nostra vita, un luogo sicuro dove potevamo uscire per giocare, per sfogarci o per trovare rifugio. Chi poteva immaginare che oltre la siepe alta e fitta che lo recingeva potesse esistere un mondo infinitamente più grande, un altro mondo tutto da scoprire. Ancora oggi, per la maggior parte di noi, quella siepe è l’unico limite conosciuto, l’unico confine entro cui ci sentiamo protetti e pensiamo di poter abitare.

Ma, come dice Umberto Galimberti, “se dovessimo calcolare gli sforzi che quotidianamente dobbiamo fare per assomigliare a noi stessi, forse rinunceremmo a quella pseudo-realtà che ci ostiniamo a chiamare Io”. Forse allora scopriremmo di essere capaci di guardare al di là della siepe e di poter muovere i primi passi oltre il giardino.

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