La compassione non è sempre un abbraccio

Scritto da admin il 18 set., 2009, su GOOD LIFE LAB

In alcune situazioni le persone hanno bisogno di un abbraccio, di compagnia, di essere rassicurate per poter superare un problema. A volte compassione significa non assecondare le emozioni di qualcuno. Significa indirizzare le persone verso la vera libertà, non di tener loro la mano dicendo che tutto si sistemerà.

Quando qualcuno sta veramente male, ci sentiamo spinti a rispondere in maniera altrettanto reale.
L’errore di fondo è pensare che la compassione significhi sentirsi tristi per le disgrazie delle altre persone. A tutti piace pensare di essere delle persone brave e compassionevoli. Ma in realtà pochi sanno davvero che cosa significhi esserlo.

Avere compassione non è compiangere, commiserare, compatire: la Compassione è esente da tristezza, disprezzo e patimento. Compassione significa dare agli altri quello di cui hanno bisogno, che non sempre è quello che vogliono.

Talvolta la compassione può sembrare come uno schiaffo in faccia. Comporta l’essere capace di sentire quello che l’altro sta sentendo rimanendo abbastanza distaccati per poter capire quali sono i suoi veri bisogni e quindi reagire nella maniera più appropriata. Potete avvertire il dolore, la gioia, la paura di qualcuno, ma non sono le vostre emozioni; piuttosto sono le emozioni che ci legano agli altri.

Una persona compassionevole deve sempre dirigere l’energia verso il movimento e il cambiamento.

Per esempio, immaginate di essere con una persona che si sente triste. Non è compassionevole cercare di convincerla del contrario, pretendere che tutto vada bene. Se così fosse, non sarebbe triste. Piuttosto la cosa migliore è cercare di capire il motivo della sua tristezza, di fargli capire che deve affrontarlo e superarlo, e non semplicemente aggirarlo, e forse persino piangere con lui.

Siamo non solo circondati dalla falsa compassione, un sentimentalismo privo di impegno etico, ma anche dell’indifferenza e perfino dall’insensibilità; la gente è troppo inerte o ferita emozionalmente per vedere e rispondere ai problemi degli altri.

La compassione è il frutto della paura, della rabbia, della tristezza e della gioia. Quando queste emozioni fanno parte della vita quotidiana, grazie a loro possiamo provare empatia verso gli altri e cominciare a dare agli altri quello di cui hanno realmente bisogno.

Se siamo veramente compassionevoli, il fatto che qualcuno ha paura non ci fa provare paura, ma ci consente di sentire e affrontare la sua paura. Siamo liberi di provare una genuina empatia perché siamo liberi da confuse proiezioni di noi stessi.

La compassione comporta il riconoscere le emozioni degli altri e il rispondere nella maniera appropriata a quello che sta succedendo. La compassione è come un camaleonte: può indossare la maschera della paura, della rabbia, della tristezza, della gioia, perfino dell’indifferenza, a seconda delle circostanze.

Si può dire che la compassione è l’assenza di emozione da cui hanno origine tutte le emozioni.

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